A porta russa
Era un angolo poco lontano dal paese, ormai fagocitato dai palazzi di nuova costruzione, ma allora per noi ragazzi era il limite, il confine, oltre il quale di sera si rischiava di andare incontro a pericoli inimmaginabili e ancor più acuiti dal buio. Con la luce del giorno, rimaneva sempre un posto lontano, ma noi carusi lo usavamo come punto di rifermento. Era a porta russa, uno sgangherato portoncino sempre chiuso da un enorme catenaccio che impediva ai malintenzionati di entrare in un piccolo appezzamento di terreno dove si coltivava ...
Melu l’Urbu
Oggi tutti possediamo cellulari, computer, fotocamere e videocamere digitali, andiamo su Google, Facebook e guardiamo la televisione analogica, satellitare e digitale. Quando da ragazzo, abitavo in paese, pensate che le comunicazioni erano affidate a Melu l’urbu .
Il cognome di questo personaggio, amatissimo dai noi bambini, non l’ho mai saputo. Per tutti era soltanto Melu l’urbu. In realtà, non era completamente cieco, come la ngiuria (username) faceva supporre, ci vedeva di quel tanto per permettergli di suonare u tammuru e di camminare senza inciampare.
Penso, che sapesse a malapena leggere e scrivere, ...
Quannu mi chiamavanu Pitruzzu
Sono nato e ho vissuto l’infanzia e la giovinezza negli anni cinquanta e sessanta, a Mussomeli. Ho visto il passaggio dalla “pisata” alla mietitrebbia. Ho visto i contadini emigrare in cerca di fortuna e le campagne spopolarsi. Abito a Palermo da quasi cinquantanni, ma non manco mai alla processione della Madonna dei Miracoli. Recentemente ho scritto la poesia, A Bedda Matri, che è stata pubblicata sul sito di Castello Incantato. Un successo!!
Mi sono auto-proposto di collaborare con Bibliografia Mussomelese per ricordare i tempi di quannu mi chiamavanu Pitruzzu.