Il diadema di pietra di Roberto Mistretta
Il giornalista-scrittore Roberto Mistretta scrive per la pagina culturale del La Sicilia, e in questa sua nuova fatica Il diadema di pietra, presenta la seconda avventura del maresciallo Saverio Bonanno, capo-stazione di un piccolo paese all’interno della Sicilia, Villabosco (Mussomeli).
Dopo l’enorme successo del suo primo noir, Il canto dell’upupa, tradotto anche in tedesco, il maresciallo non mette da parte il suo sbirrame e proprio nel momento in cui si appresta ad un incontro galante, in borghese e con il vestito delle grandi occasione, sente un colpo di pistola a pochi ...
Il canto dell’upupa di Roberto Mistretta
La nebbia spessa stagnava nella vallata, abbracciando la Montavalle, immensa distesa perlacea, fiabesco lago di morbide nuvole adagiate in terra. La rocca di Villapetra si levava sul lago di nuvole nella sua luce azzurrina, rubando al cielo i colori più belli: l’indaco lambiva il turchino e il violetto carezzava il turchese sino a sfumare nel grande respiro dell’infinito. Dio che spettacolo! Perché gli uomini avevano smesso di guardare il cielo?
Questo passo, cari lettori, è poesia. Allo scrittore sarà scaturito dal suo profondo con naturalezza e senza avvertire alcun senso di ...
Canti dell’alba di Tonino Calà
Spesso si associa alla figura del poeta quella del sognatore sempre con la testa per aria a mirar le stelle e la luna.
Chi di voi guardando la luna non si è sentito, per un attimo, poeta?
Molti fra i più grandi poeti del Novecento hanno profetizzato che, invece, la poesia era morta e che nessuno aveva più nulla da dire.
Un esercizio, forse, un vezzo o forse una moda. L’intellettuale imbavagliato dal regime fascista si espresse per metafore, parlò di non chiederci (a noi poeti) la parola che squadri da ogni angolo ...
A porta russa
Era un angolo poco lontano dal paese, ormai fagocitato dai palazzi di nuova costruzione, ma allora per noi ragazzi era il limite, il confine, oltre il quale di sera si rischiava di andare incontro a pericoli inimmaginabili e ancor più acuiti dal buio. Con la luce del giorno, rimaneva sempre un posto lontano, ma noi carusi lo usavamo come punto di rifermento. Era a porta russa, uno sgangherato portoncino sempre chiuso da un enorme catenaccio che impediva ai malintenzionati di entrare in un piccolo appezzamento di terreno dove si coltivava ...
Melu l’Urbu
Oggi tutti possediamo cellulari, computer, fotocamere e videocamere digitali, andiamo su Google, Facebook e guardiamo la televisione analogica, satellitare e digitale. Quando da ragazzo, abitavo in paese, pensate che le comunicazioni erano affidate a Melu l’urbu .
Il cognome di questo personaggio, amatissimo dai noi bambini, non l’ho mai saputo. Per tutti era soltanto Melu l’urbu. In realtà, non era completamente cieco, come la ngiuria (username) faceva supporre, ci vedeva di quel tanto per permettergli di suonare u tammuru e di camminare senza inciampare.
Penso, che sapesse a malapena leggere e scrivere, ...
Quannu mi chiamavanu Pitruzzu
Sono nato e ho vissuto l’infanzia e la giovinezza negli anni cinquanta e sessanta, a Mussomeli. Ho visto il passaggio dalla “pisata” alla mietitrebbia. Ho visto i contadini emigrare in cerca di fortuna e le campagne spopolarsi. Abito a Palermo da quasi cinquantanni, ma non manco mai alla processione della Madonna dei Miracoli. Recentemente ho scritto la poesia, A Bedda Matri, che è stata pubblicata sul sito di Castello Incantato. Un successo!!
Mi sono auto-proposto di collaborare con Bibliografia Mussomelese per ricordare i tempi di quannu mi chiamavanu Pitruzzu.