Sempre più spesso si pubblicano articoli suoi giornali o si scrivono libri che parlano dei mestieri scomparsi.
Sopraffatti dalla tecnologia e dall’inevitabile progresso, l’arte di arrangiarsi, solitamente primato dei napoletani ma anche di noi sicilani (che non siamo certo, da meno), ha creato negli anni della ricostruzione post-bellica, tanti mestieri inediti.
Ora non so, se il lavoro della nostra paesana Iolanda fosse frutto del caso o il seguito di un mestiere premeditato e voluto con il tacito aiuto di Mario Lanzalaco, il proprietario della corriera che portava i mussomelesi a Palermo, ancor prima dell’attuale A.T.M.
Iolanda (probabilmente Bonono, fonte Sorce Cocuzza), nei miei ricordi di ragazzo, era una signora intorno alla cinquantina, che ogni mattina alle 5,00 saliva sulla corriera che portava gli infreddoliti e ancora insonnacchiati mussomelesi a Palermo. La corriera arrivava nel capoluogo all’incirca alle 9 del mattino. Iolanda nell’arco della mattinata sbrigava i faccenni e alle 14,00 risaliva nuovamente sulla corriera, che intorno alle 17,30 circa, la riportava in paese.
Cosa erano queste faccenni?
In quegli anni di negozi in paese ve ne erano davvero pochini e la maggior parte in via Caracciolo: allora era il centro del commercio mussomelese e in una traversa era ubicato anche l’ufficio postale. Faceva spicco su tutti un negozio di scarpe di lusso che esiste ancora oggi, e la bottega artigianale del signor Vincenzo Monachello dove si faceva la migliore cubaita del paese che, non so se casualmente, si chiamava torrone Iolanda. E’ possibile che si chiamasse così in quanto la signora Iolanda lo portava a Palermo per venderlo?
Quale era il compito della signora Iolanda? Per tutti solo Iolanda. Nel tardo pomeriggio le sarte, i negozianti che avevano bisogno urgente di merce per i clienti, si rivolgevano a questa cortesissima signora che puntualmente l’indomani portava loro quanto richiesto.
Ma Iolanda non era solo questo. Era una buona compagna di viaggio e dava conforto a quei pochi e spaventati viaggiatori che per la prima volta si recavano a Palermo.
Era la signora di fiducia cui affidare i soldi o i capi di vestiario pulito di vario genere da fare avere ai figli studenti che alloggiavano nelle stanze in famiglia, rette ,a sua volta, da altri paesani.
Quanto guadagnasse con questo lavoro? Quale fosse la sua percentuale sugli acquisti o avesse una tariffa fissa a prescindere dell’entità monetaria della merce da comprare, non mi è dato sapere. Ne tutto questo non era sicuramente al centro dei miei interessi. Per me era la buona signora a cui venivano affidati i ragazzi che da soli viaggiavano per la prima volta sulla corriera.
Chissà, se oggi esistono ancora in qualche sperduto paese di montagna delle Iolande?
Ricordate l’olandesina di un noto prodotto di detersivi che appariva nel non dimenticato Carosello. Forse l’assonanza del nome, forse quel lontano odore di pulito e di onestà che ancora esisteva a quei tempi, ma ogni volta che ascoltavo la musichetta della olandesina mi tornava in mente questo personaggio che ha fatto parte della mia giovinezza.
Esagerato paragonarla a una buona zia? Non mi sembra affatto, se ancora adesso la ricordo con un velo di nostalgia e il sapore del tempo antico.
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che nostalgia di cose pulite!!!!!!!!!